Sono un’ostetrica, operatrice della nascita dell’associazione Il Melograno di Roma e da molti anni mi occupo di gravidanza, parto e supporto mamma – bambino dopo la nascita.
Gli studi in ostetricia mi avevano preparato a comprendere le dinamiche del parto sia materne che fetali, ma non la complessità del ‘sistema persona’ che continuo ad approfondire nel tempo.
In particolare questo progetto sulla violenza ha reso immediatamente più comprensibile cosa si può nascondere dietro quelle distocie del parto, che molto spesso ho incontrato nell’assistere le donne (ricordo travagli difficili, lenti, con un collo dell’utero che stentava a rilassarsi ed aprirsi, la difficoltà delle donne ad essere visitate, una insicurezza profonda e il non aver fiducia nelle risorse e competenze del proprio corpo). Soltanto a posteriori, ma non sempre, riuscivo a scoprire che la donna aveva subito violenze fisiche e non solo, una costante svalutazione sul piano personale aveva finito per farla sentire incapace.
Anche nelle fasi subito dopo il parto, incontrando alcune volte difficoltà nell’avvio di una buona relazione mamma bambino/a, l’occhio si posava soltanto su quello che conoscevo, posizione, attacco corretto al seno, frequenza e ritmi delle poppate. Solo dopo questa formazione son riuscita a comprendere come le forme di violenza subite possono ostacolare la costruzione di un sano rapporto di attaccamento e quindi la capacità di prendersi cura dei bisogni più profondi dei propri piccoli.
L’aspetto più importante che ho riscontrato nel progetto è stato proprio quello di rendere pubblico e visibile “il problema” ed intercettare attraverso uno screening, il prima possibile, quelle donne che nel corso della loro vita hanno subito forme di violenza per poterle sostenere in un momento così importante come quella di mettere al mondo una nuova vita.
Dunque la formazione ha allenato il mio occhio ad osservare i dettagli che nascondono sofferenze mai dichiarate, mi ha donato una nuova sensibilità con la quale procedo nell’accogliere una donna in gravidanza o in allattamento, spingendo oltre lo sguardo.
Il progetto ha promosso la costruzione di reti tra territorio e strutture ospedaliere che accolgono le donne per il parto, la condivisione e il coordinamento tra operatori per creare un percorso protetto, il confronto e le elaborazioni dei vissuti personali che in quanto donne sono inevitabili e forti.
Sento che abbiamo solo iniziato e c’è ancora tanto da fare. Nutro la speranza che questa esperienza possa continuare e trasformarsi in un sostegno permanente affinché tutte le mamme che hanno attraversato momenti difficili possano riscrivere una storia diversa per i loro piccoli.
Grazie a tutti
P. Mazza