testimonianza progetto nascita senza violenzaSono un’operatrice della nascita del Melograno da molti anni. Ho preso parte a diversi progetti di supporto a madri con fragilità e ho incontrato molte donne che hanno condiviso le loro esperienze di relazioni violente passate, spesso vissute in famiglia. Qualche volta l’esperienza era anche attuale, più o meno riconosciuta. Purtroppo ho anche conosciuto una donna, sorella di una mamma da me seguita anni prima in un progetto, che è stata uccisa dal suo ex compagno, con un colpo di pistola nel soggiorno di una casa che anche io avevo frequentato.

Dunque il tema era per me ben presente nella sua dimensione di realtà vicina, ma arrivava alla condivisione quasi per caso, grazie alla relazione di fiducia che era stata costruita nel tempo. E immagino che molte volte non sia stato esplicitato.

Con questo progetto qualcosa è cambiato e come spesso ci siamo dette nel gruppo di supervisione, non sarà più possibile tornare indietro.

Diversi sono gli elementi che hanno portato a questa nuova posizione.

Intanto un percorso condiviso di formazione che ha dato il tempo di riflettere, scoprire, lasciar sedimentare alcune consapevolezze. Anche rileggendo alcuni ricordi personali e riavvicinando alcune ferite. Credo che ogni donna abbia fatto esperienza di qualche forma di violenza dovuta all’appartenere al genere femminile.

Poi il dotarsi di strumenti che aiutassero a trovare le parole per portare all’attenzione di un gruppo, nel nostro caso un gruppo di donne in gravidanza o nel dopo parto, un tema così forte e poter scoprire la gratitudine da parte di alcune per averlo fatto. E’ stata una possibilità che è andata ben oltre l’aspetto culturale dello svelare questo fenomeno tanto diffuso. Per alcune donne è stato il primo passo che le ha fatte sentire accolte e visibili, che ha dato senso ad alcune sensazioni o disagi, che ha aperto il percorso verso nuove consapevolezze.

La condivisione del percorso con le diverse professioniste dei servizi ospedalieri e territoriali che si sono misurate con la somministrazione dello screening è stato appassionante, umanamente e professionalmente arricchente. Molto motivante. Credo sia stato il vero punto di forza di questa esperienza. La condivisione con operatrici di servizi diversi che hanno iniziato a fare nuove domande oltre quelle che facevano parte delle loro routines. E che dalla paura di non essere ben in grado di formularle e non avere risposte, sono passate a gestire la difficoltà di arginare i fiumi di parole e lacrime… che arrivavano.

Ecco perché non si può più tornare indietro. Abbiamo vissuto un percorso non semplice, lo abbiamo fatto con tutto il nostro corpo, con informazioni e raziocinio, con emozioni e storie, incontrando e riconoscendo i nostri sguardi pieni, imparando a misurare la nostra impotenza o potenza di fronte alla violenza e ai racconti di violenza. Non è facile, ma adesso sappiamo che insieme alle altre, è possibile offrire risposte che siano davvero di aiuto.

Grazie a tutte

 

L.Panichi