Le ostetriche hanno un grande privilegio: quello di incontrare ogni giorno le donne con i loro bambini e le loro famiglie. Questo incontro molto spesso accade in gravidanza con tutti i sentimenti, i vissuti le emozioni che ad essa si correlano. La gravidanza è un’esperienza forte nelle emozioni che suscita, nella felicità che causa ma anche nelle fragilità che può far emergere. Le ostetriche sono accanto alle donne per condividere vissuti, emozioni ma anche sapere cogliere eventuali fragilità.
Infatti l’obbiettivo fondamentale dell’assistenza ostetrica è la tutela e la promozione della salute delle donne e dei loro bambini.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza domestica non solo un grave problema di salute pubblica ma anche di violazione dei diritti umani (1). E’ ormai noto come la violenza domestica sia diffusa tra le donne e i dati ISTAT (2) ci dicono che 1 donna su 3 nell’arco della loro vita ha subito una forma di violenza e da tale violenza non è escluso il periodo della gravidanza (3). In alcuni casi gli episodi di violenza iniziano o si esacerbano durante la gravidanza (4) con esiti avversi molteplici. E’ noto che la violenza aumenta il rischio di aborto, di basso peso alla nascita, di parto prematuro (5), di ansia materna e di depressione post partum (6).
La letteratura ha messo in evidenza che la gravidanza è un momento privilegiato per aiutare le donne poiché più propense a raccontarsi e chiedere aiuto avvertendo una forte responsabilità sulla vita nascente e un senso di protezione sul nascituro (7). Nonostante la diffusione e le conseguenze della violenza domestica in gravidanza i dati della letteratura evidenziano che raramente gli operatori sanitari, tra cui le ostetriche, indagano tale problema (8). Da qui la necessità di ricercare tra le ostetriche i motivi per cui non si pongono domande durante la gravidanza in merito alla violenza domestica (9).
Dallo studio che abbiamo condotto è emerso che tra i più frequenti motivi che riducono le possibilità di indagine, vi è la mancanza di formazione.
La maggior parte delle ostetriche intervistate non pone domande in merito alla violenza domestica perché nel caso in cui una donna la riveli, non si sentono adeguate ad affrontarne la gestione.
Un altro ostacolo è risultato essere l’organizzazione dell’assistenza in gravidanza.
Laddove il modello di Midwifery è basato sulla continuità assistenziale, è più facile instaurare una relazione di fiducia con le donne che potrebbe favorire nel tempo l’emersione di episodi di violenza. Avere più tempo da dedicare alle donne durante gli incontri in gravidanza permetterebbe l’applicabilità di uno screening coi tempi e i modi che un tale strumento necessita.
Infine le ostetriche hanno evidenziato che nei confronti della violenza domestica sono presenti dei taboo culturali che ostacolano il porre le domande per il “timore di offendere” le donne.
Tra gli strumenti che, al contrario, potrebbero favorire la capacità di individuare le donne vittime di violenza vi è l’inserimento nella formazione universitaria di moduli formativi ad hoc, la conoscenza degli strumenti già utilizzati in altre realtà assistenziali, la creazione di una rete multidisciplinare di sostegno alle donne, la stesura di protocolli condivisi tra professionisti che indichino il percorso di sostegno da attivare in caso di violenza ed infine la formazione specifica rivolta a tutti i professionisti che si occupano di assistere le donne in gravidanza.
Da tale studio è emersa la necessità di pianificare una nuova ricerca (10 in fase di pubblicazione) con l’obiettivo di indagare quali caratteristiche, dal punto di vista delle ostetriche, dovrebbe possedere un test di screening sulla violenza domestica nel percorso nascita, quale sia il luogo e il momento migliore per somministrarlo e il loro grado di accordo sulla diffusione universale di tale strumento.
Le ostetriche intervistate sostengono che per essere implementato nella pratica clinica lo screening dovrebbe essere semplice e rapido da somministrare.
Inoltre andrebbe valutato più volte durante il percorso nascita, soprattutto, non andrebbe somministrato al primo incontro ma solo quando si è creata una alleanza di cura tra ostetrica e donna.
Infine la maggior parte delle ostetriche intervistate ritiene utile somministrate lo screening universalmente. Se ciò non fosse possibile, indicano mandatoria la valutazione nelle gestanti che presentano segni clinici di sospetto quali ad esempio i ripetuti accessi in pronto soccorso senza il riscontro di una diagnosi clinica, la presenza di depressione o di dinamiche relazionali con il partner sospette. Infine i ripetuti episodi di cadute o la presenza di segni fisici quali lividi ed ecchimosi non deve passare inosservata.
In conclusione il percorso di ricerca ha evidenziato la necessità di indagare la violenza domestica nel percorso nascita. Questo favorirebbe l’emersione delle esperienze delle donne oltreché dare strumenti operativi alla professione ostetrica. Solo una forte coalizione multidisciplinare tra professionisti e donne potrà essere la chiave di volta al contrasto della violenza di genere. E’ una sfida che richiede lo sforzo di tutti.
Ost.che Virna Franca Zobbi, Antonella Nespoli
(1) World Health Organization; Violence against women. Intimate partner and sexual violence against women. Facta sheet No 239 [http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs239/en/]. Accessed 30 July 2020.
(2) ISTAT La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglio. 2014
(3) Intimate partner violence during pregnancy: analysis of prevalence data from 19 countries. Devries KM, Kishor S, Johnson H, Stöckl H, Bacchus LJ, Garcia-Moreno C, Watts C Reprod Health Matters. 2010 Nov; 18(36):158-70.
(4) Risk factors for intimate partner violence during pregnancy and postpartum. Hellmuth JC, Gordon KC, Stuart GL, Moore TM.Arch Womens Ment Health. 2013 Feb; 16(1):19-27).
(5) Shah PS, Shah J. Knowledge Synthesis Group on Determinants of Preterm/LBW Births. Maternal exposure to domestic violence and pregnancy and birth outcomes: a systematic review and meta-analyses. J Womens Health (Larchmt) 2010;19(11):2017–2031. doi: 10.1089/jwh.2010.2051.
(6) Domestic violence and perinatal mental disorders: a systematic review and meta-analysis. Howard LM, Oram S, Galley H, Trevillion K, Feder G. PLoS Med. 2013;10(5):e1001452. doi: 10.1371/journal.pmed.1001452.
(7) Intimate partner violence during pregnancy: maternal and neonatal outcomes. Alhusen JL, Ray E, Sharps P, Bullock L.J Womens Health (Larchmt). 2015 Jan;24(1):100-6 gravidanza facile emergere del problema (trovare referenzA)
(8) Mutable influences on intimate partner abuse screening in health care settings: a synthesis of the literature. Stayton CD, Duncan MM. Trauma Violence Abuse. 2005;6:271–85
(9) Domestic violence during pregnancy: midwives experiences. Mauri EM, Nespoli A, Persico G, Zobbi VF. Midwifery 31 (2015) 498-504
(10) What, when, and how to ask about domestic violence during pregnancy: what midwives think about intimate partner violence screening. Zobbi VF, Alberti S, Fumagalli S, Colciago E. Nespoli A. (submitted)