Violenza nel periodo perinataleSecondo il WHO le violenze domestiche sono la seconda causa di morte in gravidanza, dopo l’emorragia per le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni e il rischio di essere vittima di femminicidio aumenta di ben tre volte per le donne che vengono abusate durante la gravidanza.[1] E sono altresì documentate pesanti ripercussioni sulla salute fisica e psichica della donna, del feto e del neonato, che rendono una “gravidanza violenta” a tutti gli effetti una “gravidanza a rischio”[2]:

    • nella madre: maggior incidenza di iperemesi gravidica, algie pelviche, infezioni del tratto urinario, rottura d’utero, distacco di placenta, aborto, corionamniotite, preeclampsia, esacerbazione di malattie croniche (diabete, ipertensione), ansia, attacchi di panico, depressione, disturbi del sonno e dell’alimentazione, disturbo post-raumatico da stress, abuso di fumo, alcool, droghe;
    • nel bambino: aumentata incidenza di nascita pretermine, morte fetale, ridotto incremento ponderale, ridotte o tardive cure prenatali, maggior rischio di subire, a sua volta, violenza e abuso.

Non solo, gli esiti della violenza non riguardano solo l’integrità fisica e psicologica della donna o del feto/bambino, ma anche lo strutturarsi della relazione genitoriale, poiché viene minato il processo di costruzione di un valido legame di attaccamento, lo sviluppo delle competenze materne, quali la sensibilità e la capacità di rispondere in modo sintonico alle richieste del bambino, la capacità di offrire un contenimento sicuro.

 

L’incidenza

In Italia non sono molti gli studi intorno a questo tema. L’Istat nell’ultima indagine sulla violenza,[3] ha rilevato un 11,8% di donne che ha subìto violenze dal partner anche quando era in gravidanza (10,2% nel 2006) e tra queste “la situazione più comune è che l’intensità della violenza, durante la gravidanza, è rimasta costante (57,7%), per il 23,7% è diminuita, per l’11,3% è aumentata e per il 5,9% è iniziata.

Ma è un dato limitato. Non si è in grado di conoscere la percentuale di violenza perinatale sul totale delle gravidanze. È possibile effettuare una stima sulla base degli studi in diversi paesi del mondo, sia pur non univoci. Secondo alcuni studi l’incidenza di violenza in gravidanza oscilla tra 0.9% e 20.1% su tutte le gravidanze, secondo altri tra 3.9% e 8.7%.[4] In ogni caso non c’è una gran differenza tra paesi industrializzati e non, per il fatto univocamente riconosciuto che la violenza sulle donne è presente in forma endemica in tutti i paesi del mondo e coinvolge trasversalmente tutti gli strati sociali.[5]

Considerando che in Italia avvengono circa 460.000 nascite l’anno[6] e che circa il 30% delle gravidanze si interrompe spontaneamente o volontariamente,[7] si può desumere che il numero complessivo di donne che iniziano una gravidanza si aggiri intorno ai 650.000 l’anno. Pertanto anche riferendosi all’incidenza più bassa di violenza perinatale, rilevata negli studi sopra citati (tra lo 0,9% e il 3,9%) potrebbero esserci in Italia ogni anno da 6.000 a 25.000 circa gravidanze gravate da questo fattore di rischio.

I dati sono sicuramente sottostimati perché gli ostacoli che rendono difficile la rilevazione della violenza di genere sono ancora più evidenti per quanto riguarda la violenza perinatale, come ha segnalato il Progetto RESPONSE[8]:

    • c’è una maggiore riluttanza delle donne in gravidanza a denunciare il partner per
    • vergogna, senso di colpa e la sensazione di essere parzialmente responsabile della violenza
    • paura di rappresaglie da parte del perpetratore, anche sul bambino
    • paura di perdere il sostentamento economico
    • mancanza di consapevolezza e di capacità di identificare come violenti gli atti subiti, soprattutto in caso di violenza psicologica o economica
    • paura dello stigma e dell’esclusione sociale da parte della famiglie e della comunità
    • paura dell’isolamento sociale e la sensazione di dover affrontare la violenza da sole
    • bassa fiducia in se stesse e bassa autostima
    • mancanza di opzioni sicure per il figlio e paura di perderne la custodia
    • mancanza di opzioni realistiche (ad es. per risorse finanziarie, alloggio, lavoro o sicurezza)
    • preoccupazione per non essere creduta
    • sensazione di poca privacy durante gli appuntamenti con i professionisti della salute
    • barriere linguistiche e culturali affrontate da donne migranti appartenenti a minoranze etniche
    • paura di attirare l’attenzione sullo stato di immigrazione irregolare o di perdere lo status in seguito alla separazione dal coniuge violento
    • gli operatori che vengono a contatto con donne incinte o in puerperio:
    • spesso non conoscono a sufficienza le cause e le conseguenze della violenza perinatale
    • possono avere pregiudizi e stereotipi anche legati a esperienze personali
    • non hanno strumenti metodologici, protocolli interni e procedure specifiche per intercettare il problema e i bisogni sottostanti
    • non conoscono spesso i riferimenti precisi dei servizi di supporto a cui inviare le donne
    • possono avere incertezze sulla normativa in materia di riservatezza e obbligo di segnalazione

Ed essendo la problematica della violenza perinatale poco analizzata e poco rilevata, risulta ancor più carente l’offerta di percorsi di protezione e di sostegno alle donne vittime, soprattutto per quanto riguarda la dimensione della maternità. Nel supportare una donna vittima di violenza nel periodo perinatale infatti è necessario offrirle sia specifici percorsi per uscire dal contesto violento e per riparare i danni subiti come persona e come donna, sia una serie di aiuti che la sostengano come madre.

 


 

[1] Mac Farlane J, Campbell JC, Watson K. Intimate partner stalking  and femicide: urgent implications for women’s safety. Obstetrics and Gynecology, 2002, 100(1):27-36.

[2] Dubini V., Curiel P., La violenza come fattore di rischio in gravidanza, AOGOI Risveglio Ostetrico anno I – n. 1/2 – 2004

[3] ISTAT La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, Istituto Nazionale di Statistica, Roma, 2015

[4] Van Parys A-S, Verhamme A, Temmerman M, Verstraelen H (2014) Intimate Partner Violence and Pregnancy: A Systematic Review of Interventions. PLoS ONE 9(1).

[5] Dubini V., op. cit.

[6] Indicatori demografici, Istituto nazionale di statistica, Roma, 2018

[7] La salute riproduttiva della donna, Istituto nazionale di statistica, Roma, 2017

[8] Progetto di contrasto alla violenza di genere cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Daphne (2016-2017)