La prevalenza e le conseguenze degli abusi sessuali infantili sono sconcertanti.Violenza pregressa

Si stima che il 20% delle bambine ed il 5-10% dei bambini abbiano subito abusi sessuali in varie forme.[1] Una meta-analisi recente sulla prevalenza mondiale dell’abuso sessuale infantile rivela che la prevalenza globale è dell’11,8%.[2]

Uno studio prospettico condotto su donne in gravidanza provenienti da sei paesi europei riporta un range di prevalenza di abuso tra l’8,3 e il 21,1%.[3]

Gli episodi di violenza e di abuso sessuale subiti in passato, in particolare in infanzia e in adolescenza e non sufficientemente elaborati si riattualizzano, più o meno coscientemente, in gravidanza o durante il parto, proprio per le caratteristiche della gravidanza e del parto.[4] I diversi cambiamenti corporei della gravidanza, la vulnerabilità emotiva, le frequenti ed invasive visite ostetriche, il dolore del travaglio, l’intensità delle della fase espulsiva del parto e le manovre che si  effettuano, poiché poco controllabili dalla donna, sono fattori scatenanti, veri e propri trigger.[5] [6] Così anche l’incontro con i medici, spesso estranei, che rappresentano un’autorità e un potere istituzionale, la responsabilità del prendersi cura di un neonato completamente dipendente.

La memoria della violenza così riattivata può avere gravi effetti[7]: può indurre al momento del parto possibili stati dissociativi e flashback, reazioni intense al dolore, panico e sensazione di perdere il controllo con conseguenti distocie di parto; può avere effetti patogeni in gravidanza, può bloccare la donna nell’affidarsi alle cure medico-ostetriche e nell’accettare procedure invasive (come le visite vaginali o gli esami ematici) o al contrario può renderla estremamente dipendente, insicura e incapace di prendere decisioni anche dopo la nascita del bambino. Può favorire inoltre un incremento di comportamenti disfunzionali tra cui l’uso di sostanze e di alcool nonché depressione perinatale, ansia, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e ideazione suicidaria.[8]

Le donne sopravvissute ad un abuso sessuale infantile hanno bisogni speciali, soprattutto nel contesto del maternity care.[9]

Per sua natura il maternity care riguarda l’intimità. Nel corso della gravidanza e durante il parto, i confini del corpo femminile vengono necessariamente attraversati.[10] Durante il maternity care le donne hanno bisogno di sentirsi al sicuro ed è indispensabile che non venga ricordato loro l’abuso subito attraverso parole, espressioni, movimenti, posizioni, comuni procedure cliniche.[11] [12]

Chi subisce un abuso non ha alcun controllo della sua vita, si sente impotente. È per questo che per le sopravvissute il poter mantenere il controllo diviene la chiave per prevenire una ri-traumatizzazione.[13] [14] [15] Spiegare le procedure, prendere decisioni insieme, non toccare la donna senza che abbia dato il suo permesso, interrompere gli esami clinici di fronte a segnali di distress, fornire scelte possibili,[16] può aiutare la donna a sentirsi in controllo della situazione.

Sappiamo inoltre che solo un numero ristretto di donne cerca aiuto per ridurre l’impatto negativo di tali esperienze abusive;[17] il silenzio che circonda l’abuso sessuale infantile fa sì che poche svelino i loro vissuti e che gli operatori difficilmente giungano a conoscenza della loro storia. Questo silenzio rappresenta una sfida nel prendersi cura di queste donne. Diviene allora necessario e fondamentale chiedere.

La costruzione di una cornice relazionale sicura e positiva al cui interno diviene possibile trovare insieme le parole e le azioni rappresenta una parte significativa del lavoro, così che un numero sempre maggiore di donne possa attraversare l’esperienza della nascita in modo rispettoso e trasformativo piuttosto che sentirsi nuovamente violata.[18] [19]

La gravidanza e le cure perinatali possono rappresentare un tempo per interrompere i pattern di trasmissione intergenerazionale di abuso e vulnerabilità psichica e la nascita di un figlio può condurre a riparazione e crescita.[20]

 


 

[1] World Health Organization. World Report on Violence and Health. Geneva: World Health Organization, 2002.

[2] Stoltenborgh, M., van Ijzendoorn, M. H., Euser, E.M., & Bakermans-Kranenburg, M.J.  A global perspective on child sexual abuse: Meta-analysis of prevalence around the world. Child Maltreatment. 2011; 16(2), 79-1010.

[3] Lukasse M, Schroll AM, Ryding EL, Campbell J, Karro H, Kristjansdottir H, Laanpere M, Steingrimsdottir T, Tabor A, Temmerman M, Van Parys AS, Wangel AM, Schei B. Prevalence of emotional, physical and sexual abuse among pregnant women in six European countries. Acta Obstet Gynecol Scand. 2014;93(7):669-77.

[4] Simkin P., Klaus P. When survivors give birth CSE, MFT Classic Day Publishing, 2005.

[5] Houd S., Maghella P., (a cura di) Emergenze nel parto. Riconoscerle e gestirle in team. Manuale per operatori. Numeri Primi Editore; 2013

[6] Seng JS, Sparbel KJ, Low LK, Killion C. Abuse-related posttraumatic stress and desired maternity care practices: women’s perspectives. J Midwifery Womens Health. 2002 Sep-Oct;47(5):360-70.

[7] Houd S., Maghella P., (a cura di) Emergenze nel parto. Riconoscerle e gestirle in team. Manuale per operatori. Numeri Primi Editore; 2013

[8] Grussu,P., Dal Bello, A., Quatraro, R. Salute psicologica perinatale in donne con storie infantili di abuso sessuale, maltrattamento e trascuratezza: una rassegna sistematica qualitativa. Psicologia clinica dello sviluppo, Rivista quadrimestrale 2/2019, 175-200.

[9] LoGiudice JA. A Systematic Literature Review of the Childbearing Cycle as Experienced by Survivors of Sexual Abuse. Nurs Womens Health. 2017 Dec 2016 – Jan;20(6):582-594.

[10] Seng JS, Sperl ich M, Low LK, Ronis DL, Muzik M, Liberzon I. Childhood abuse history, posttraumatic stress disorder, postpartum mental health, and bonding: a prospective cohort study. J Midwifery Womens Health. 2013 Jan-Feb;58(1):57-68.

[11] Montgomery, E., Pope, C., Rogers, J. The re-enactment of childhood sexual abuse in maternity care: a qualitative study. BMC Pregnancy Childbirth 15, 194 (2015).

[12] Seng JS, Sparbel KJ, Low LK, Killion C. Abuse-related posttraumatic stress and desired maternity care practices: women’s perspectives. J Midwifery Womens Health. 2002 Sep-Oct;47(5):360-70.

[13] Houd S., Maghella P. (a cura di) Emergenze nel parto. Riconoscerle e gestirle in team. Manuale per operatori. Numeri Primi Editore, 2013

[14] Montgomery E, Pope C, Rogers J. A feminist narrative study of the maternity care experiences of women who were sexually abused in childhood. Midwifery. 2015 Jan;31(1):54-60.

[15] LoGiudice JA. A Systematic Literature Review of the Childbearing Cycle as Experienced by Survivors of Sexual Abuse. Nurs Womens Health. 2017 Dec 2016 – Jan.

[16] Coles J, Jones K. “Universal Precautions”: perinatal touch and examination after childhood sexual abuse. Birth. 2009 Sep;36(3):230-6.

[17] Leeners B, Rath W, Block E, Görres G, Tschudin S. Risk factors for unfavorable pregnancy outcome in women with adverse childhood experiences. J Perinat Med. 2014 Mar;42(2):171-8.

[18] Gutteridge, K. ‘From the deep’ Surviving child sexual abuse and midwifery practice. Oxford: Radcliffe Publishing; 2011.

[19] Montgomery E. Feeling safe: a metasynthesis of the maternity care needs of women who were sexually abused in childhood. Birth. 2013 Jun;40(2):88-95.

[20] Seng JS, Sperlich M, Low LK, Ronis DL, Muzik M, Liberzon I. Childhood abuse history, posttraumatic stress disorder, postpartum mental health, and bonding: a prospective cohort study. J Midwifery Womens Health. 2013 Jan-Feb;58(1):57-68.